LA FANTA...SIA AL POTERE!

mercoledì 10 settembre 2008

Notte Stellata - Prosa di Alessandro Fregoso

La luce…




Una luce fortissima, accecante, si dissolve.

E’ un neonato, sulla terra scura… la pelle (l’involucro) ancora rossa, piange, si agita. Poco più in là… un timido filo d’erba… Una pianura apparentemente sconfinata, a perdita d’occhio.

Il cielo è azzurro, ma non azzurro, ancora indeciso, ancora in-colore (come in-forme)…
Non una nuvola. Ci si potrebbe perdere.

Un alito, impercettibile, l’aria che si muove…


(Alzati)


La pelle tenuemente rosata, morbida, intoccabile e intoccata, il fanciullo gattona, si sdraia, ride, dorme e gioca sul sottile velo d’erba verde tenero, e sotto la terra (di Siena)… quello però non è più un filo d’erba, è legno, legno scuro, ma corto, e debole… un rachitico ditino, ancora insicuro, ma già proteso verso il cielo.
L’azzurro (questo sì) li copre, li sovrasta (li protegge), striato di bianco, lunghe strisce, come vapore


(E’ questo quello che vuoi?)


(Non lo so, ma credo di sì) Pensieri sfuggenti e incompresi, e poi la terra… A cosa serve quell’erba? Perché è lì? La strappo ma non cambia, muore. E quell’alberello… l’ho inciso, ma non sanguina…l’ho ritorto, ma non si spezza… Intorno a me questa pianura… d’erba, di terra… che c’è? Lo saprò? E il cielo… quant’è bello… intenso, caldo, pulito, grande grande grande immenso (infinito?)… correre in circolo… energia da utilizzare, dissipare, sfogare…


(E’ tutto tuo. Fanne buon uso)


Usare, conoscere, conoscere è usare. E io sono qua, appoggiato a quest’albero… pensando (a cosa?)… agire, in piedi. Cosa c’è? camminare e camminare, prima in piano, poi in salita… ma tutto è più scuro, più ostile (o solo diverso?). Perché il tronco è duro? Perché così complesso, così diverso da me? E quello che sembrava un morbido strato di verde ora è sterpaglia, verde, certo, ma scura, folta, intricata… camminare, correre, cosa c’è? Questa salita…


(Fermati, finchè puoi… fermati.)


L’erba cresce, la salita è troppo ripida, sono stanco, affaticato, il vento comincia a soffiare da nord (il nord?)… devo tornare, devo provare, devo trovare, l’erba, la terra, l’albero, come sono, come dovrebbero essere… devo riposare… Le mie gambe, braccia, corpo… sono miei? Eppure non li muovo, non riesco.. non… dormire, sognare, forse…


(Perché? Svegliati!)


Intorno a te un cupo verde... Sei in piedi al centro di una depressione del terreno, che costringe la tua vista a una distanza non maggiore di qualche centinaio di metri. Uno sterminato prato ti circonda, l'erba alta, nè roccia nè arbusto infrangono il mare. A qualche metro di distanza da te, un albero solitario dal tronco sinuoso e contorto, la chioma oblunga e come schiacciata dal vento, sembra quasi spaventato, spaesato, come nel suo luogo in-naturale... sopra di te un cielo di un blu vellutato, le prime stelle fanno capolino luccicando allegramente…
  
Una fredda brezza, sembra quasi gentile nell'accarezzarti le membra, ma si insinua tra i capelli, nelle orecchie, dandoti i brividi...
 
Ululati, e ti rendi conto...
 
 
Sei solo... (ma non ti senti abbandonato)
 
La Morte è vicina... (ma non solo Lei ti è accanto)
 
 
Alzi gli occhi verso il cielo (da dove mi verrà l'aiuto?)...  da quanto tempo (tempo? già, da quanto?)… non è più lo stesso, almeno per te (eppure è lì per te)… non l’hai più guardato non ti interessava… ti interessa, lo guardi e ti chiedi…

(E’ ora di andare) Scuoti il gelo dalle tue gambe… dolore… e vai verso l’albero (dove se no?). Sotto le sue fronde, il tronco nodoso, intessuto, anzi aggrovigliato, una gomena, o una ciocca di capelli spettinati, fibra per fibra, una sull’altra, una nell’altra… fai ormai fatica a distinguere i colori, e più delle foglioline vedi il cielo, quel cielo sempre più scuro, sempre più stellato (ormai sicure di sé, le piccole…). Il terreno comincia lentamente a salire, ma ancora non ti si offre nulla di nuovo (tranne quello che ti sembra “vecchio”) alla vista… avanzi ancora verso monte, alcuni passi, una decina, quindici…

Allibito, stupito, semplicemente inerte, spaesato, immobile, zittito.

Nulla, o meglio, qualcosa… stelle… sopra, sotto, a fianco, di lato, intorno, solo stelle…
Il cielo tutt’intorno, circonda, avvolge, abbraccia… ma di là? La stessa cosa?

(Ma dove? Non ti basta vedere questo?)

Il vento aumenta di intensità, sempre da nord, sempre freddo, sempre più male nelle ossa, eppur bisogna andar… ti volti…

(Andare? Troppo tardi)

Gli ululati si fanno sempre più, sempre più, sempre più intensi, più vicini, vicini… più che il freddo è la paura a bloccarti, come una gelida mano pesante sul petto…

Le stelle… stanno…




La luce… quella luce…

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