I 4 fanta sono già per strada a riscuotere squisitezze!
venerdì 31 ottobre 2008
GRATIS - free download - GRATIS
giovedì 30 ottobre 2008
mercoledì 29 ottobre 2008
Sito Ufficiale in allestimento
L'Ufficio Tecnico dei Fantarock sta rinnovando il sito ufficiale del gruppo.
Il nuovo millennio - Prosa del Diavolo Colorato
Il nuovo millennio era appena nato.
L’aria degli anni novanta era ancora fresca, anche se leggermente insipidita dai tre zeri affascinanti comparsi sulla data.
Il futuro famigerato aveva finalmente bussato alle nostre porte.
Qualcuno non aspettava altro.
Qualcun altro provò quasi nostalgia.
Si trattava di una sensazione sottile, riposta sotto quella patina di quotidianità che ricopre le azioni sempre uguali.
Un sentimento leggero leggero, e nemmeno troppo diffuso.
Se ne stava nascosto, rivelando di tanto in tanto solo qualche pallido riflesso di sè.
Sembrava dovesse rimanere inerte per sempre, ma mi sbagliavo.
Allora non avevo idea del suo potere evolutivo, di quanto poteva essere in grado di trsformarsi e trasformare.
Era nascosto, come ho detto.
Risultava, dunque, molto difficile coglierne sfumature e progressi.
Mi ci volle tempo...
Lo stesso tempo che non mi venne incontro a tale scopo.
Non mi semplificò le cose, certo; ma proprio non riuscivo a fargliene una colpa.
Il tempo, quello con la ti maiuscola, accelerò un poco il passo.
Tutto sembrava più vicino e più piccolo.
Il mondo si miniaturizzava impercettibilmente.
Servivano strumenti sempre più sottili e precisi per sondarne le viscere e cogliere le differenze.
Ma nessuno pareva rendersene conto.
Anche perché, di fatto, in superficie, non risaltavano grandi differenze.
Il campionato di calcio si giocava come prima e il 12 Dicembre i liceali scendevano nelle strade per commemorare la strage di piazza Fontana.
La vita a galla non era cambiata, anche se molti si ostinavano a negarlo, vomitando luoghi comuni sul progresso e sul benessere, sfoggiando l’atteggiamento di chi ha capito tutto. A guardarle bene queste espressioni erano piuttosto ridicole, per non dire grottesche. Eppure, proprio come il digitale ha estinto l’analogico, si sono moltiplicate sotto i nostri occhi, sintonizzando sempre più orologi al loro ritmo, così da poter dettare il tempo. Un tempo un po’ più nervoso, a detta mia.
Se mi è concesso, un “tempo che andava di fretta”.
La vita rimaneva quella, è vero, ma la gente cominciò a camminare seguendo la sciarada luccicante delle novità multimediali.
I film si riempivano sempre di più di effetti speciali, spettacolari e barocchi, e la musica si contorceva impazzita nel panorama mondiale, cercando nuove strade d’espressione, dando vita a nuovi generi e artisti plasmati dai sentimenti di un secolo che muore.
Il calderone della moda ribolliva instancabile, continuamente, proponendo collezioni stagionali a non finire.
E le tendenze passeggere delle estati si susseguivano senza peso di anno in anno, lasciando che i media continuassero a giocare con la gente.
Il nuovo millennio nacque con le sembianze di un grosso padiglione da circo, riempito di silicio e cavi elettrici e di schermi giganteschi.
Per affacciarsi sul mondo.
martedì 28 ottobre 2008
Antipasto alla cremonese
lunedì 27 ottobre 2008
Segui il biancoled...
domenica 26 ottobre 2008
Prossima data a Springfield!
sabato 25 ottobre 2008
Aroma incolore - Prosa di Gabry
Paesaggi diventati abituali, il treno che rallenta sul solito fiume, le luci delle case come tante stelle sparse nel buio dell’inverno, la discesa sulla banchina avvolta nell’oscurità, l’imbocco del sottopassaggio…
sempre la solita scena, ogni settimana sempre più stanca di questo padano caracollare da un fianco all’altro del Po, lasciato continuamente spoglio da una primavera in ritardo.
Intorno poca gente vestita di scuro che emana spossatezza, una processione silenziosa di fantasmi assorti in se stessi che si avvicina alla porta del vagone. Li seguo in coda e appena metto piede a terra, sento qualcosa di nuovo nell’aria, un profumo, un odore che conosco benissimo ma che non riconosco affatto. Guardo i passanti per vedere se anche nei loro sguardi c’è meraviglia, se c’è la luce di chi ha intuito ed individuato qualcosa di insolito, ma sono tutti troppo intabarrati nei baveri dei propri cappotti per riuscire a scorgerne un’espressione qualsiasi. Mentre percorro il sottopassaggio della ferrovia si dilegua l’odore acre dei binari e nella mia mente passo in rassegna ricordi profumati per individuare quello di questo adesso inaspettato; persa nel mio passato rallento il passo per stare al passo con il lento fluire di immagini e affetti che la memoria riconduce al naso. I cappotti mi sorpassano velocemente e in pochi secondi spariscono dietro l’angolo che porta alla scalinata. Sono da sola e da sola sorrido perché l’aria stasera è leggera e buona, come le torte che faceva mia nonna quando sapeva che noi, ancora bambini, saremmo andati a trovarla nel pomeriggio, quelle torte che si intuivano fin dalle scale, che ci portavano a correre veloci su per i gradini risvegliandoci un appetito che non avevamo e che all’aprirsi della porta facevano esplodere il loro sapore dolce non ancora morso. Burro, miele… no, non è questo. Questo è meno domestico, più raro. Eppure l’avrò sentito cento volte. Cammino verso fuori e scavo dentro. Io più grande in mezzo ai boschi sotto la pioggia. Freddo, odore di rana e di terre che custodiscono segreti vegetali, passi impacciati nel fango, alberi scuri, cespugli che graffiano, vestiti fradici appiccicati alla pelle che improvvisamente sono diventati pesanti, come la coscienza di un assassino di un secondo fa. Fastidio al tatto per quella pioggia felice e profumata e ti chiedi perché una bella sensazione debba sempre rovinare, impacciare o cancellarne un’altra. Non esiste il piacere puro. Flash sui banchi di scuola durante lezioni di filosofia che puzzavano di noia. Non c’entra. Salgo la collina con le scarpe che si intrappolano nel pantano di radici confuse e penso che probabilmente no, non esiste una sensazione pura perché sempre un senso viene accompagnato da un altro in una magica sinestesia che rende le esperienze complete ma non nitide. Come studiare un fenomeno da più punti di vista che si compenetrano, che facilitano la comprensione, ma che non stupiscono perché si avvertono a vicenda, si anticipano, si aiutano. Pioggia nei polmoni felici e freddo che irrita il tatto. Ci assomiglia, ma non è nemmeno questo. Ora è un odore secco, sterile. Anni dopo, ospedale. Odore di medicinale, di ambienti asettici, di sterilizzazione, odore di batteri più furbi della candeggina, di fiori di consolazione, di bambini tristi, odore di disperazione, quello stesso odore che si vede negli occhi di chi valica con passo impaurito i corridoi. Un fetore visibile nelle espressioni lacerate da speranze svanite o in quelle ancora colorite da una flebile luce positiva nella quale non si crede fino in fondo. Odori che non si laveranno mai dalle anime. Odori che si vedranno nitidamente per sempre.
Ma questo è un odore meno crudele, anche se ora, alla fine del sottopassaggio, mentre salgo le scale per uscire sulla piazza, mi investe di colpo e sembra diventato più violento. Mi viene in mente quando ho voluto a tutti i costi sondare lo stato di putrefazione del gatto che avevo seppellito dieci mesi prima. Aprendo la cassetta una nube fetida mi aveva investito fino a farmi indietreggiare, come ora mi ha investito questa, però buona. Uguale la botta di stupore per la forza dell’ondata di odore, diverso che stavolta non gli è succeduta anche un’ondata di vomito. Lacrime. Mi stupirei se stessi ancora piangendo per il gatto, ma infatti non è. E’ questo sapore nell’aria che prende anche gli occhi e arriva fino in fondo, giù giù nel profondo della gola fino alle viscere e nel profondo di ricordi che gli appartengono. Inizio a spazientirmi per la lentezza della mia memoria e penso che qualche altro senso mi dovrebbe aiutare nel riconoscere questo odore familiare, e mi dovrebbe aiutare perché quell’altro non può essere puro, ma contemporaneamente non dà segnali alla vista, non comunica nulla all’immaginazione, non si rende palese al tatto e non si mangia. O forse sono solo troppo stanca per ascoltarmi e non verrò a capo di stralci di vita ovattati dal tempo che è passato dall’ultima volta che ho sentito questo odore, che è un odore che è sempre esistito e che è insieme miele gatto pioggia freddo vita torte e morte. E’ un odore di tutto, di storia, un odore che ne ha viste tante, ma che non metto a fuoco, forse perché è freddo.
Un passo prima della porta. Un lampo, capisco. Il silenzio. Il silenzio avrebbe dovuto aiutarmi. Sorrido, mi ricordo le giornate intere trascorse a giocare con mio fratello, a lottare coi miei cugini e i miei amici, ai giorni colorati di natale, a mia nonna che ci controlla dalla finestra con quel suo sguardo benevolo e stanco, le sere passate davanti al camino a riposare, con le scintille dei gusci delle castagne che scoppiettano mentre ci si scalda, alle tre paia di calze a matrioska ormai fradice, e anche allora c’era sempre un silenzio perfetto, incorruttibile, un silenzio da cima di montagna vissuta al rallentatore, un silenzio da sogno sereno. Un silenzio puro, accompagnato solo da quel profumo frizzante.
Un passo dopo. Sono fuori. E’ tutto bianco.
venerdì 24 ottobre 2008
L'uomo del cavo ha detto sì!
400 Colpi!
Post velocissimo!
Nulla più che un brivido di soddisfazione!
La fanzine ha superato le 400 visite in meno di due mesi!!!
L'andazzo ci piace!
Speriamo che il blog continui con questo trend!
Grazie a tutti i frequentatori!
La fanta...sia al potere!
giovedì 23 ottobre 2008
Grazie a Emergency!
L'Ufficio Pubbliche Relazioni dei Fantarock ringrazia calorosamente Emergency per averci concesso di pubblicare il suo logo.
mercoledì 22 ottobre 2008
Electronique
In attesa della funzionalità del quartier generale Fantarock, è gia pronta la strumentazione elettronica.
Ora i Fanta dispongono, oltre che di un Thereminvox, anche di un Microkorg e di un Kaosspad 3...
restate in ascolto... Ne vedrete delle belle.
lunedì 20 ottobre 2008
Parole parole parole
venerdì 17 ottobre 2008
La temperatura si alzerà, statene pur certi!
I nostri eroi hanno cominciato oggi il loro viaggio al centro della terra!
mercoledì 15 ottobre 2008
Scrivere una recensione - Prosa di Clelia Campagnoli
Scrivere una recensione è qualcosa di tremendamente faticoso.
Per esempio, per quanto riguarda i libri, la prima tentazione è quella di scopiazzare più o meno abilmente il riassunto che, di solito, si trova sul retro della copertina;se vuoi metterci del tuo, invece, diventa complicato, per chi ha una memoria scadente come la mia, ricordarsi nomi, particolari, luoghi che vanno obbligatoriamente citati secondo il tuo gusto critico, ma che ti sfuggono, o che comunque non riesci a ritrovare sfogliando nervosamente le pagine e pensando che, sempre forse, avresti dovuto fare qualche piccolo segno a matita; ma interrompere la lettura, SACRILEGIO! Stessa storia per film e album, che poi lì il problema più grosso è la concorrenza: c'è sempre qualcuno che scrive meglio (di te) e come dicono i filosofi "Grande e piccolo è solo questione di paragone" ... poi, c'è anche il problema, insormontabile per chi ha un po' di amor proprio, che quando si parla di film e album ci vuole una conoscenza almeno un minimo tecnica che non si limiti a frasi come: "Il chitarrista spacca, il cantante stecca, il batterista perde le bacchette" oppure l'attore in questione "Ha una faccia troppo poco espressiva a causa delle iniezioni di BOTOX" .. insomma qualcosina di più, non troppo s'intende, un'apprezzamento sul trucco, sul parrucco .. sulle velleità artistiche, i vizietti. Per amor proprio come dicevo, perchè alla fine, il lettore sceglie.
Tirate le conclusioni, scrivere una recensione è faticoso .. ma a volte l'entusiasmo che ci investe dopo aver fatto nostro un "prodotto artistico" è tale che, capaci o non, STACCE!
Ed è per questo che ..
Di Clelia Campagnoli
martedì 14 ottobre 2008
Cercasi macchina da fumo!
Olè! Un altro appello in bacheca!
sabato 11 ottobre 2008
E luce fu!
Oggi, in data 11 Ottobre 2008, L'Ufficio Tecnico dei fantarock ha irrorato di magica corrente elettrica la nuova sala prove della band! Dopo anni di inattività l'impianto ha retto all'aumento di tensione ed ora garantirà luce e vibrazioni al poker di musicisti.
Ultime Parole del giorno - Poesia di Omar Caccia
Bruciate sull'altare di un tramonto
da rosse, calde labbra
in sottili ali sulle gote
ti dono parole
non dette,
come timide colombe
che l' Attimo traguardano
e solcano il cielo
mosaico di carezze sulla madre Terra,
e hanno la forza
del tuo sguardo che mi trattiene,
sospeso.
Ma questo cielo
non è che un grembo !
Benito Dadio - Poesia di Omar Caccia
Vecchio, soldato, bambino,
ho cercato uno stelo
costritto tra pietre di un cammino
promiscuo di volti nel gelo
rinchiusi.
Quanti illusi, inetti
dimenticano lo stupore
la poesia si sgretola incolore
in rughe e tagli di grigio netti.
Ho in mente un ruolo
per te, mi dicevano
fosche parole legate a un cipresso.
Benito Dadio,
la tua poesia per tutti loro
sarà la mano in cui speravano
sarai un profeta dal cielo concesso.
Nel tempo di un risveglio come ossesso
si rivela questo sogno che adoravan
come vero...solo un piolo
nella mente.
Tra quattro mura
si combinano stagioni
di tempo smarrito
sangue caldo come arsura
gonfia il palpitare esteso
che in me vive
mentre un disco
di Chopin
solca l'aria.
Ora dimmi:
Poesia non è sopratutto necessità?
TAKE 2
Concepisco il vero
tra queste quattro mura
che quasi non contengono
il palpitare esteso del mio cuore,
mentre un disco
di Chopin solca l'aria.
Tra fosche parole intrecciate
come fili di fumo
io racchiudo la vita mia
chè un anelito.
Tu chiamala poesia, se vuoi.
Suggerimento Ale®
Concepisco il vero
tra queste quattro mura
sangue caldo come arsura
gonfia il palpitare esteso
che in me vive
mentre un disco
di Chopin solca l'aria.
Tra fosche parole intrecciate
come fili di fumo
io racchiudo la vita mia
chè un anelito.
Tu chiamala poesia, se vuoi.
venerdì 10 ottobre 2008
Reactable! Cercasi intavolatore!
I fantarock cercano un intavolatore (o come diavolo si chiama)!
Qualcuno, cioè, che sappia usare questo strumento!
Vi prego, voi del futuro! Tornate indietro e suonate con noi!
venerdì 3 ottobre 2008
La domenica - Prosa di Clelia Campagnoli
Che giorno strano, la domenica.
D'inverno con quel sapore un po' amaro e d'estate non ti accorgi neanche che arriva, e che si porta via, a spicchi, il tempo che rimane da godere, perchè d'estate i giorni sono tutti uguali, nel bene e nel male; alla fine si va a letto con gli effluvi dell'alba e ci si sveglia con i raggi accecanti negli occhi, o se non accecanti, comunque che si insinuano guardinghi tra gli spiragli delle tapparelle.
E la domenica è un controsenso, non vedi l'ora che arrivi, non aspetti altro che passi, più o meno garbatamente.
A volte, nelle domeniche d'inverno, si partoriscono le idee migliori.. forse per l'avanzato stato di congelamento, se avete un padre che vi tiene sotto zero affermando che ci sia un clima tropicale o, forse, per il torpore che solo le domeniche d'inverno sanno sedimentare nella pelle. Altre volte l'idea migliore che ti balza in testa è quella di fagocitare uno o più pacchetti di biscotti, rigorosamente di quelli che si inzuppano fino all'ultima molecola .. e che, se ti distrai, si sfaldano galleggiando in pezzi irrecuperabili che affonderanno nella tua tazza di thè o checchesia.
Atei, credenti o miscredenti la domenica è sacra, è rispetto assoluto, ma il riposo a vent'anni è fuori luogo, avremo tempo a sufficienza per riposare .. già, così ti dici mentre guardi fuori e piove, mentre guardi fuori e non vedi neanche la casa di fronte, mentre guardi fuori e il cielo è grigio e fa freddo, di quel freddo che morde. E' questa la sensazione delle domeniche d'inverno, la mia almeno. Sensazione di quella famosa inconsistenza che, magari, qualcuno ricorda.
Ma poi arriva lunedì, e con lui un'altra settimana, e un'altra domenica, e chissà cosa porterà, stavolta.
mercoledì 1 ottobre 2008
Coppia di Jolly, signori!
Pare proprio che debbano vivere entrambe...