L'ufficio Pubbliche Relazioni dei Fantarock ringrazia di cuore tutti i collaboratori che scrivono sul blog! Ad un mese dall'apertura sono stati prodotti molti articoli e altrettanti sono in via di pubblicazione!
martedì 30 settembre 2008
Grazie a tutti!
giovedì 25 settembre 2008
Ok, Johnny...
Immaginate una tranquilla cittadina americana.
lunedì 22 settembre 2008
Chromakey - 1° Parte
Laboratori della Oniric FX - S.p.a.
19 Mag 2015
"E' finito?"
"Finito, capo!"
"Finito finito?"
"Finito!"
"E a quando il collaudo?"
"Prestissimo, capo! Il tempo di programmarlo!"
"Programmarlo?"
"Programmarlo, capo! Settarlo!"
"Credevo fosse già pronto..."
"Beh... Ma lo è! Va solo accordato sulla gamma giusta!"
"E quanto ci vorrà?"
Prima prova ufficiale!!
Finalmente si prova!!! Questo Mercoledì, 24 corrente mese, i Fantarock si spareranno la prima prova della stagione!! Si comincerà a togliere un po' di ruggine!!!
domenica 21 settembre 2008
Altripensieri - Poesia di Alessandro Fregoso
Fuochi scoppiettanti
Danze tribali
Diversi e uguali
Amici e rivali
Cade la neve
Scende la pioggia
Un desiderio lieve
di cambiar foggia
Scusate pensieri
se io non v'ascolto
ma a partire da ieri
d'altro ho molto
Certo, sappiatelo, e fatene tesoro
perché mi é costato parecchio lavoro
tacere le dita, zittire la mente
parlare, agire, non giustificare
Dall'indipendenza di nuovo al suo opposto
Stavolta viaggiando lentamente
Alla ricerca di un equilibrio nascosto
giovedì 18 settembre 2008
Podcasting Podcasting!
Si parla dei fantarock da un mese e nessuno ha ancora sentito un brano?
mercoledì 17 settembre 2008
King Kong 5
Nuova cover nel repertorio Fantarock.
Si tratta di King Kong 5 della Mano Negra tratta dall'album Puta's Fever.
Alla fine di questa canzone una piccola sorpresa che vi fara piangere il cuore
solleticando il centro nevralgico della vostra infanzia;).
Yes Comment!
Girovagando per il Tubo, ho visto quanto possa essere facile trovare video musicali dei nostri artisti preferiti. Così è anche per i Fanta, ma le vis(i)te restano pochine! :-(
domenica 14 settembre 2008
Cercasi Web Master!
venerdì 12 settembre 2008
Situazione del sondaggio
"Che vivano entrambi!". Grida la folla!
Come in un'arena romana, quando i gladiatori se le davano di santa ragione e tutto sommato non riuscivano a superarsi, ingraziandosi il pubblico.
Sembra che le due versioni di "joker è in coma" debbano coesistere, secondo i nostri fans.
C'è, però, una leggerissima preferenza verso la vecchia versione, chissà...
Manca ancora tanto tempo, le cose cambiano...
Come sta andando adesso non vi garba?
E allora votate gente! Votate!
il caso LALALALA (Tankian vs Scars on Broadway)
Come tutti ben sapete Serj Tankian (frontman del gruppo armenolosangelino System of a down) agli inizi del 2008 fece uscire in tutto il mondo il suo primo album da solista "Elect the dead".
Prodotto interamente nello studio di casa sua, ebbe un grande successo prima in america e poi anche in Europa.Persino Milano fu deliziata da un suo concerto (con alla chitarra Larry LaLonde dei Primus per tutto il tour) all'Alcatraz.Puntualizzando che i System of a down non si stanno sciogliendo ma si stanno prendendo una pausa, Serj ha raccolto i frutti di questo suo lavoro producendo con la sua casa discografica Serjikal Strike nuovi gruppi promettenti.
A questo punto sorge spontanea una domanda...che fine hanno fatto i restanti componenti della band? Sappiamo che Shavo Odoldjian (basso) ha preso un turno di riposo dalla musica è sta collaborando con i disegnatori della Marvel, la nota casa produttrice di fumetti.
Nel frattempo, dall'altra parte di L.A. Daron Malakian e John Dolmayan (rispettivamente chitarra e batteria) formano gli Scars on Broadway.
Malakian dichiara subito: "Serj ha fatto uscire un disco da solista che ha avuto un mega successo, vediamo se i fan dei S.o.a.d. sono cosi fedeli da dare una possibilità anche al nostro album, ci sarà rivalità certo, ma è questo il mondo della musica".
Quindi esce subito l'album omonimo degli Scars on broadway e subito un altro tour mondiale, ma qui scatta lo scandalo. In una canzone (precisamente Stoner Hate traccia 4) il testo dice "When you sing LA LA LA LA LA Stoner hate has got your back" che, anche se non tradotto si puo dedurre chiaramente il significato. Bisogna sapere che uno dei singoli nonchè tormentoni dell'album di Serj Tankian è la canzone "Lie lie lie" che appunto sembra dire LALALA.Qui vediamo un chiaro riferimento di Malakian alla canzone di Tankian, appunto quando canti Lalalalaa L'odio di pietra ti prende da dietro.
Silenzio, nessuna causa, nessuna reazione di Tankian, quindi, rivalità o semplice scherzone? in tutti i modi la canzone prosegue dicendo "La California è stata invasa da un hippy psicopatico" ed è notoria la tendenza di Tankian a scrivere canzoni sulla pace
giovedì 11 settembre 2008
Camera da letto - Prosa del Diavolo Colorato
Egli stava seduto sul comodino con le gambe allargate a penzoloni.
I pantaloni neri e i boxer erano abbandonati ai suoi piedi e le cosce pallide tremavano leggermente, sotto uno spiffero gelido della finestra socchiusa.
Un lembo della sua camicia ricadeva tra le gambe coprendogli i genitali e la cravatta color porpora aderiva diritta alla fila di bottoni madreperla.
In quel momento non indossava le scarpe. Calzava solo due corti calzini bianchi che arrivavano a coprirgli le caviglie.
Ciondolava leggermente le gambe e si guardava in giro, distrattamente.
La stanza era piccola e umida. Una finestrella esposta a nord raffreddava ulteriormente le pareti qua e là sbrecciate, un poco ammuffite. L’impianto di riscaldamento era guasto e quel poco calore che rimaneva era di natura animale, umana. Facendo così, però, l’odore di chiuso diventava insopportabile, e così la finestrella veniva aperta ogni tanto, lasciando entrare l’inverno. Soprattutto dopo aver fumato.
Il letto a fianco del comodino era sfatto. L’intelaiatura di legno era in parte imbarcata e scricchiolava ogni qual volta che si sedeva sopra qualcuno. La coperta di lana scozzese, a scacchi rossi e verdi, sbiaditi, era arrotolata per terra; i cuscini sporchi erano ammucchiati a caso sul materasso.
Un fatiscente letto a due piazze; di cui una era occupata dal bianco corpo di una ragazza addormentata sulla pancia. Il lenzuolo leggero le copriva le gambe fino alle natiche, lasciando intravedere le decorazioni semplici delle mutandine.
La ragazza non indossava altro.
Ciocche di capelli rossi si adagiavano sulle spalle e sul cuscino.
Dormiva un sonno profondo e sembrava così fragile...
L’uomo sul comodino prese ad osservare il volo di una mosca che da qualche minuto era entrata nel locale. Il silenzio piatto metteva in risalto il suo persistente ronzio, che aumentava e diminuiva con ritmo regolare.
La mosca si posò sul cuscino della donna. L’uomo rimase in trance ad osservare con distacco le frenetiche zampette della mosca che si fregavano e si agitavano.
I mille occhi dell’insetto fissavano le pareti uniformi della camera.
Si alzò in volo di nuovo. Prese a volteggiare vicino al soffitto. Si posò sulla lampadina spenta. Decollò ancora ma l’uomo si era già stancato di seguirla. Adesso si guardava le mani che tremavano, leggermente infreddolite. Tossì. Si schiarì la gola e sputò in terra.
Riprese a seguire la mosca.
Il rumore bianco del traffico faceva da tappeto sonoro alla situazione. L’autostrada era piuttosto vicina ma le barriere anti rumore ai lati della carreggiata assorbivano bene le vibrazioni e garantivano un costante fruscio silenzioso che permeava le giornate. Uno strusciare di coperte fece perdere di vista la mosca al tipo sul comodino.
La ragazza si mosse lentamente e si girò di schiena.
L’uomo piegò la testa di lato e fissò per un attimo i seni tondeggianti adagiati sul suo torace. Erano pallidi come il resto del corpo, di media grandezza.
Lui li accarezzò con gli occhi e poi distolse lo sguardo.
Allungò la mano in un cassetto aperto ed estrasse un pacchetto di Camel. Ne accese una.
Il fumo azzurrognolo saliva lentamente fino a quando non incontrava lo spiffero gelido e si disperdeva verso l’alto addensandosi sul soffitto.
Un tiro lungo. Poi l’uomo tossì ancora.
Giunsero dei rumori secchi dalla finestra, l’abbaiare di un cane, voci sparse. La sigaretta era quasi finita e la cenere era caduta tutta sul pavimento raggiungendo altri mozziconi e cartacce.
Lui tirò per un’ultima volta e la spense sul muro. Si stiracchiò. Sbadigliò e si tirò in piedi. Si stirò ancora e provò a toccarsi le punte dei piedi, con scarso successo.
Gli cadde lo sguardo di nuovo sul volto della ragazza e sui capezzoli rosei. Si bagnò le labbra nervosamente e raccolse i boxer; li rigirò e se li infilò goffamente.
Tossì una e due volte. Sbadigliò rumorosamente e si sedette sul letto che scricchiolò sotto il suo peso.
Afferrò i calzoni e li indossò.
Si alzò in piedi ed uscì dalla stanza.
Figli di Ulisse - Poesia di Omar Caccia
Colmi, con
onesti sguardi la
nascosta profondità di feriti
frammenti nell'anima.
Isolati, inadeguati i Miei Valori
nella vastità di questo
indagarsi.
Il senso malinconico cresce insieme alla comprensione di esso.
Merce di contrabbando
In passato i Fantarock si avvalsero di una collaborazione importante, durante una lunga notte di teatro.
Ne verrà pubblicato uno ogni mese.
Vedendo F in un Bar
F tremava dal freddo
E un po’ si vergognava
D’esser nuda.
Con gli occhi mi chiese
Di starle ancora accanto
Ma io male capii
Le diedi la giacca, soltanto.
Un taglio d’azzurro
Era il suo sguardo
Una stella cadente
In un riccio manto nero
Che le scendeva sulle spalle
Come un pianto sincero.
Quando la vidi
Era l’unica estranea
In quel mondo d’ipocriti.
Seduta, velava col fumo
Di una tazza
Il suo seno minuto.
Io solo la vidi
Raccolta nel freddo
Di ciechi sguardi
E male parole
Sentenze ed azzardi
Di Maschere senza cuore.
Appena le presi la mano
Un sogno di blu
Tinse l’atmosfera.
Usciti dal bar,
usciti dal blu.
Non fu necessario spiegarsi
Per capire
Quanto breve fosse stata
La vita sua.
F faceva la prostituta
E un po’ si vergognava
D’esser vissuta.
Mi disse con gli occhi
Vorrei vedere
Il cielo e la Luna
Ma io intravidi
In quel bagliore
Solo un tremore
Di freddo.
S’accontentò della giacca
Per non chiedermi di capire
Quando capire significa vivere.
All’inizio della sera
F già più non c’era
Ma tanto in quel sogno credette
Che la vidi schiera di luce in Dicembre.
Liberamente tratta da un sogno
mercoledì 10 settembre 2008
Non solo ritmica!
Notte Stellata - Prosa di Alessandro Fregoso
La luce…
Una luce fortissima, accecante, si dissolve.
E’ un neonato, sulla terra scura… la pelle (l’involucro) ancora rossa, piange, si agita. Poco più in là… un timido filo d’erba… Una pianura apparentemente sconfinata, a perdita d’occhio.
Il cielo è azzurro, ma non azzurro, ancora indeciso, ancora in-colore (come in-forme)…
Non una nuvola. Ci si potrebbe perdere.
Un alito, impercettibile, l’aria che si muove…
(Alzati)
La pelle tenuemente rosata, morbida, intoccabile e intoccata, il fanciullo gattona, si sdraia, ride, dorme e gioca sul sottile velo d’erba verde tenero, e sotto la terra (di Siena)… quello però non è più un filo d’erba, è legno, legno scuro, ma corto, e debole… un rachitico ditino, ancora insicuro, ma già proteso verso il cielo.
L’azzurro (questo sì) li copre, li sovrasta (li protegge), striato di bianco, lunghe strisce, come vapore
(E’ questo quello che vuoi?)
(Non lo so, ma credo di sì) Pensieri sfuggenti e incompresi, e poi la terra… A cosa serve quell’erba? Perché è lì? La strappo ma non cambia, muore. E quell’alberello… l’ho inciso, ma non sanguina…l’ho ritorto, ma non si spezza… Intorno a me questa pianura… d’erba, di terra… che c’è? Lo saprò? E il cielo… quant’è bello… intenso, caldo, pulito, grande grande grande immenso (infinito?)… correre in circolo… energia da utilizzare, dissipare, sfogare…
(E’ tutto tuo. Fanne buon uso)
Usare, conoscere, conoscere è usare. E io sono qua, appoggiato a quest’albero… pensando (a cosa?)… agire, in piedi. Cosa c’è? camminare e camminare, prima in piano, poi in salita… ma tutto è più scuro, più ostile (o solo diverso?). Perché il tronco è duro? Perché così complesso, così diverso da me? E quello che sembrava un morbido strato di verde ora è sterpaglia, verde, certo, ma scura, folta, intricata… camminare, correre, cosa c’è? Questa salita…
(Fermati, finchè puoi… fermati.)
L’erba cresce, la salita è troppo ripida, sono stanco, affaticato, il vento comincia a soffiare da nord (il nord?)… devo tornare, devo provare, devo trovare, l’erba, la terra, l’albero, come sono, come dovrebbero essere… devo riposare… Le mie gambe, braccia, corpo… sono miei? Eppure non li muovo, non riesco.. non… dormire, sognare, forse…
(Perché? Svegliati!)
Intorno a te un cupo verde... Sei in piedi al centro di una depressione del terreno, che costringe la tua vista a una distanza non maggiore di qualche centinaio di metri. Uno sterminato prato ti circonda, l'erba alta, nè roccia nè arbusto infrangono il mare. A qualche metro di distanza da te, un albero solitario dal tronco sinuoso e contorto, la chioma oblunga e come schiacciata dal vento, sembra quasi spaventato, spaesato, come nel suo luogo in-naturale... sopra di te un cielo di un blu vellutato, le prime stelle fanno capolino luccicando allegramente…
Una fredda brezza, sembra quasi gentile nell'accarezzarti le membra, ma si insinua tra i capelli, nelle orecchie, dandoti i brividi...
Ululati, e ti rendi conto...
Sei solo... (ma non ti senti abbandonato)
La Morte è vicina... (ma non solo Lei ti è accanto)
Alzi gli occhi verso il cielo (da dove mi verrà l'aiuto?)... da quanto tempo (tempo? già, da quanto?)… non è più lo stesso, almeno per te (eppure è lì per te)… non l’hai più guardato non ti interessava… ti interessa, lo guardi e ti chiedi…
(E’ ora di andare) Scuoti il gelo dalle tue gambe… dolore… e vai verso l’albero (dove se no?). Sotto le sue fronde, il tronco nodoso, intessuto, anzi aggrovigliato, una gomena, o una ciocca di capelli spettinati, fibra per fibra, una sull’altra, una nell’altra… fai ormai fatica a distinguere i colori, e più delle foglioline vedi il cielo, quel cielo sempre più scuro, sempre più stellato (ormai sicure di sé, le piccole…). Il terreno comincia lentamente a salire, ma ancora non ti si offre nulla di nuovo (tranne quello che ti sembra “vecchio”) alla vista… avanzi ancora verso monte, alcuni passi, una decina, quindici…
Allibito, stupito, semplicemente inerte, spaesato, immobile, zittito.
Nulla, o meglio, qualcosa… stelle… sopra, sotto, a fianco, di lato, intorno, solo stelle…
Il cielo tutt’intorno, circonda, avvolge, abbraccia… ma di là? La stessa cosa?
(Ma dove? Non ti basta vedere questo?)
Il vento aumenta di intensità, sempre da nord, sempre freddo, sempre più male nelle ossa, eppur bisogna andar… ti volti…
(Andare? Troppo tardi)
Gli ululati si fanno sempre più, sempre più, sempre più intensi, più vicini, vicini… più che il freddo è la paura a bloccarti, come una gelida mano pesante sul petto…
Le stelle… stanno…
La luce… quella luce…
martedì 9 settembre 2008
In the (not so) clear moonlight - Prosa di Francesco Mazzocchi
Per cui gente diffidate del gufo werner, ma non troppo, perchè non ve lo leverete mai dai piedi, e a questo punto, se non puoi combatterli, fatteli amici. Un gufo e un lupo assieme? bizzarro....
Di Francesco Mazzocchi
domenica 7 settembre 2008
Dungeon!
Oggi ci si immerge nella Terra più del solito!
sabato 6 settembre 2008
Gocce di Pioggia - Poesia di Alessandro Fregoso
Gocce di Pioggia
Gocce di pioggia
cadono e rimbalzano sull'auto
hai mai pensato
ognuna è mandata dall'alto
Gocce di pioggia
strisciano, disegnano sul vetro
calcolato
ogni singolo secondo, ogni metro
Ora
ora non sono solo
mentre guido, il lampo poi il tuono
Aspettami
e salvami
io son qui per te
Gocce di pioggia
mi han ricordato
il tempo passato e quanto è cambiato
ora aspetto uno squarcio nel cielo
che porti anche a me finalmente il sereno
venerdì 5 settembre 2008
Il sondaggio non è (solo) una opinione
Una opinione, molte volte, rischia di collassare, asettica, su se stessa o in un bar.
mercoledì 3 settembre 2008
Primo contatto
Evoluzione...